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venerdì 14 agosto 2015

SCUOLA SAN MARTIN DE PORRES: testimonianza di due ragazzi




La scuola San Martin de Porres è sempre stata uno dei principali impegni della nostra associazione, grande la soddisfazione di conoscere i primi ragazzi diplomati che sono guide e/o comunque dei professionisti affermati... Il giro continua, le scritte che seguono sono un grosso incoraggiamento a proseguire il nostro impegno e  a non mollare.

Forte è la nostra idea che l'istruzione deve essere gratuita, per tutti e di alto livello solo così si può elevare un popolo senza discriminazioni, solo così si da a tutti la stessa opportunità, solo così si avranno delle menti eccelse che faranno la differenza!

Grazie per il tuo aiuto che ha permesso tutto questo!

La scuola può essere aiutata con offerte una tantum (versamento libero), con le borse di studio di classe o individuali (versamenti mensili di 35 euro)
Tutte le informazioni le trovi qua

 

Mi chiamo Guillermo Hector Chavez Velasquez, ho 17 anni mio padre si chiama Ignacio Chavez Reyes e mia madre Roxana Velasquez Monzòn. Sono dell’aldea El Zapote del municipio di Esquipulas, Chiquimula sono un alunno del quarto Perito en Ecoturismo del colegio San Martin de Porres. Lotto continuamente per andare avanti dal momento che la mia famiglia ha scarse risorse economiche, mio padre non ha uno stipendio mensile per poter pagare i miei studi, viviamo di agricoltura e quello che si guadagna serve solo per il consumo giornaliero. Siamo una grande famiglia: i genitori e nove figli in totale undici persone. Nostro padre ha potuto darci l’opportunità di studiare solo fino al Tercero Básico (terza media) e solo io ho potuto proseguire gli studi per pura casualità. Nel 2014 girando per il Peten in cerca di lavoro per aiutare la mia famiglia, mi sono imbattuto in un annuncio in cui si diceva che al collegio San Martin de Porres, Dolores, Petén venivano aiutati i giovani con scarse risorse economiche che desideravano continuare gli studi. Così mi sono iscritto ed ora sto studiando al San Martin de Porres, anche grazie all’aiuto di mia sorella che sta lavorando, ma il suo guadagno è di solo 1200 Q (=120€) al mese e non può sostenermi totalmente. Lei fa per me un grosso sacrificio in quanto deve pagare il proprio affitto e gli studi a suo figlio.
Per tutto questo necessito di un vostro aiuto, io ce la metterò tutta per andare avanti, desidero diplomarmi e divenire un professionista in modo da poter aiutare la mia famiglia che ne ha molto bisogno.




Mi chiamo JOSè JUAN ESTRADA MICOS. Mia madre si chiama ELENA MICOS, mio padre ANGEL ALVARO ESTRADA RIVERA. Vengo da EL SALVADOR, un villaggio lontano del comune di Sant'Anna, Petén. La mia è una storia triste e la voglio condividere parlando anche della mia famiglia.
Siamo 4 fratelli: Lucia Sucely, MANUEL JORGE, JOSè JUAN (io) e MARIA, la sorellina piccola. Vengo da una famiglia povera che ha lottato per andare avanti. Mia madre mi ha raccontato che quando era incinta di me di tre mesi la suocera non voleva che io nascessi, mio padre la picchiava. Un giorno la mamma di mio padre le diede delle pastiglie abortive e la obbligò a prenderle. Mia madre non voleva, faceva solo finta di prenderle. Sono nato bene, grazie a Dio e a mia madre che sempre mi ha voluto. Sono cresciuto con il disprezzo della famiglia di mio padre, lavorando duramente per poter andare avanti con la famiglia. A mio padre piaceva bere (ubriacarsi). Quando rientrava a casa in piena notte picchiava mia madre e la maltrattava. La loro vita era un continuo litigare. Mio padre non era solo ubriacone, era anche donnaiolo (e lo è ancora). Avevo appena sette anni quando nostro padre è andato via di casa abbandonandoci. Sono passati nove anni. Da allora non sappiamo nulla di lui. Alcuni dicono che si trova in Belize, altri nel comune di LA Resurrecion, Petén. Non si fa mai vivo, si è come dimenticato completamente di noi, nonostante si sia sposato in chiesa con il sacramento del matrimonio. Da poco abbiamo saputo che ha messo su un'altra famiglia, composta dalla compagna e tre figli. Dopo che mio padre era andato via di casa, ricordo che mia madre comprava angurie per rivenderle. Io e mio fratello, che ora ha 18 anni, vendevamo le fette, a un quetzal, dove si radunavano le persone per giocare a carte; tutti ci prendevano in giro, ma noi lo facevamo spinti dalla necessità. Da allora abbiamo sempre lavorato e lottato per andare avanti. Ringrazio mia madre perché ci ha insegnato a guadagnarci la vita lavorando. Abbiamo sofferto e ancora soffriamo, però lo facciamo per conseguire buoni risultati, per trovare un giorno un lavoro e poter aiutare la famiglia.
A 14 anni mia sorella era in prima media, mio fratello in sesta elementare ed io in quarta. Mia madre si sforzava per aiutarci negli studi. Purtroppo alla fine dell'anno mia sorella rimase incinta. Questo fu un duro colpo per mia madre; si mise a piangere, per lei era un ulteriore carico di responsabilità. Quando mia sorella partorì la famiglia di mia madre l'aiutò a comprare i vestiti e le cose utili per il neonato.
Mia madre vendeva frutta (angurie e mango), verdure, tortiglie ripiene e tortiglie tostate, lavava la biancheria nelle case per aiutarci negli studi. Anche io e i miei fratelli andavamo a lavorare nei campi per aiutare un po’ la mamma.
Mi mancava un mese per terminare la terza media. I professori ci diedero un lavoro da fare in gruppo con il computer. Nel villaggio c'era solo un posto internet. Ero seduto e il padrone era scocciato che noi si stesse facendo la ricerca. Io gli dissi che non aveva diritto di rimproverarmi. Si alzò, mi venne addosso (era un giovane di 23 anni, io ne avevo 15) e cominciò a picchiarmi. Mi buttò sul pavimento, afferrò una bottiglia, me la sbatté in testa e terminò di romperla nelle spalle. Io solo mi proteggevo la faccia. Quando terminò di picchiarmi rimasi incosciente 5 minuti. I compagni mi parlavano ma io non sentivo. Nella sala c'era anche il fratello più grande e la mamma del giovane che mi aveva picchiato, ma non fecero nulla. Quando i compagni mi sollevarono mi prese un dolore al cuore e mi misi a piangere. Mi portarono a casa. Avevo molto dolore alla spalla e alla testa. Mia madre si spaventò. Mi portarono allora all'ospedale di San Benito. Grazie a Dio non c'era nessuna frattura. Però soffrii molto, perché mia madre dovette spendere 1400 quetzales per portarmi all'ospedale e comprare le medicine prescritte dal medico. Lei non aveva soldi, chiese un prestito a una donna che spesso ci aiutava. Fu un colpo molto duro, perché a parte i soldi che servivano per finire la terza media ci fu una spesa ulteriore.
Terminai le medie. Mio fratello studiava nel ginnasio del comune di EL CHAL; per lui non si pagava il mensile, ma bisognava spendere per il materiale didattico e i lavori scolastici. Per questo mia madre mi aveva detto che non poteva aiutare tutti e due, quindi io non avrei continuato gli studi in quest'anno 2015. Grazie a Dio e mia zia Suor Assuncione, delle domenicane missionarie di San Sisto, che mi ha sempre incoraggiato a studiare, seppi che a Dolores c'era una scuola dove aiutavano i ragazzi poveri. Devo ringraziare il vescovo Mario e il direttore Santos David che hanno compreso la mia situazione. Oggi studio nella scuola San Martin de' Porres e so che un giorno raggiungerò la meta e potrò ottenere ciò che desidero fortemente per la mia vita e il bene della mia famiglia.