Cavallette, persone e vacanze
Cavallette …
Tipici giardini ben curati, tipiche casette colorate,
tipici negozietti che vendono oggetti e vestiti tipici. Tonnellate di
machine fotografiche appese a colli arrossati dal sole. Diversi idiomi
udibili per le strade, venditori e venditrici ambulanti … tipici …
Antigua è la vecchia capitale del Regno di Guatemala,
lo è stato per 231 anni, finchè, distrutta da un terremoto nel ’700,
venne ricostruita nelle vicinanze l’odierna Città del Guatemala.
Ricostruita in tempi recenti oggi Antigua appare come
una splendida cittadina in stile coloniale spagnolo circondata da
montagne.
Qui il clima è radicalmente diverso da quello del
Peten: decisamente più secco e con una stagionalità delle piogge
opposta, gli inverni sono secchi e le estati piovose. La vegetazione
tropicale lascia il posto ad arbusti e qualche cactus e le foglie degli
alberi riducono di molto le proprie dimensioni.
Arrivando dalle aldee del Peten entrando in questa
città è come tuffarsi di colpo in un luogo cui è stata strappata
l’anima, in cui tentano di venderti pantaloni, realizzati in chissà
quale fabbrica, per 400 quetzales (lo stipendio medio di un operaio è di
1500 qtz). Un luogo in cui ragazzine si vendono a vecchi turisti in
cerca di sesso.
Il turismo di massa è capace di rubare l’anima ai posti più belli del mondo.
Qui è davvero tutto bello, ma preferivo gli occhi dei bimbi piccoli e dei bimbi grandi delle aldee.
Nel parco un arista di strada suona e mi sembrano le uniche vere note dolci di questo micro mondo.
Persone …
E’ appena terminata la fase 2 del progetto, il cuore
di tutto questo calderone ossia gli spettacoli nelle aldee del Peten e i
laboratori nel collegio.
E’ stata una fase densa e impegnativa, più di
qualcuno si è ammalato (e poi è guarito), a volte lo stress ha raggiunto
livelli critici.
Confusi e felici, come già era successo al ritorno
dai campi profughi saharawy, questa volta però il progetto continua e
parte la fase 3.
Oggi il gruppo Banana si dirigerà verso il Pacifico e
tra un paio di giorni prenderà un volo per l’Italia; il gruppo Kamikaze
invece muoverà verso il Chiapas con l’obbiettivo di riuscire a fare
spettacolo nelle comunità zapatiste.
Dopo 3 settimane ci si saluta, sono stati giorni
pieni e ricchi, un’esperienza, un’altra che si è condiviso, e che ci
racconteremo per ore e ore al ritorno di tutti.
Buon viaggio al gruppo Banana! Ci mancherete!
Fin qui tutto bene, sia nella fase 1 in Messico, sia
nella 2 in Guatemala le porte si sono aperte davanti a noi quasi per
magia e abbiamo avuto modo di conoscere persone meravigliose.
… quelli con la scorza dura e il cuore gentile …
L’omino incontrato a Jicacal, il custode della Baia
Escondita che si presenta a noi con nell’unico braccio un macete. Vive
da anni in una casetta diroccata in mezzo alla selva, in solitudine.
La sua voglia di fare 2 chiacchiere lo spinge a fare
quasi tutto il sentiero del ritorno con noi, quasi perché, arrivati in
prossimità di un cancello di una staccionata, si ferma e non supera
quello che probabilmente rappresenta il limite del suo piccolo grande
mondo.
Un Uomo, che vive in solitudine su un promontorio in riva al mare, col cuore tenero come il burro.
Te ne accorgi quando ti parla del serpente corallo
che ha incontrato due giorni prima su quello stesso sentiero e che ha
deciso di non uccidere perché << … è anche casa sua … >>.
Quando ti spiega che, anche se tutti glielo
consigliano, lui un cane proprio non lo vuole << … perché
disturberebbe le scimmie e tutti gli altri animali che mi vengono a
trovare… >>
… uomini con la faccia da duri e il cuore tenero …
Il “Gordo” (grasso), nome di battesimo Eliseo
Siamo finiti per caso la prima volta a mangiare nel
suo “comedor”, una baracca di legno, lamiera e rete da pollaio che
sembra essere tenuta in piedi più dalle ragnatele che da tutto il resto.
Eliseo è un omone enorme, con un pancione che lo
annuncia sempre con qualche istante di anticipo , due braccia e due mani
che non vorresti mai vedere arrabbiate, un sorriso bianco da perfetto
imbonitore.
Quando lo saluti e gli chiedi se si può mangiare
qualcosa, la prima cosa che dice è :<<entrate a casa vostra> e
con ampio gesto indica uno dei due tavoli che affondano le gambe nella
ghiaia del comedor.
La cosa più bella è quando gli chiedi se si può avere
questo o quello da mangiare, allora El Gordo ripete sempre quello che
probabilmente è il suo motto:<< Quello che c’è c’è, quello che non
c’è ce lo inventiamo!>>
Una volta che tutti i commensali terminano di
ordinare, Eliseo inizia ad impartire gentilmente ordini a tutta la
famiglia: moglie, due splendide figlie, un figlio di circa 10 anni con
lo sguardo vispo e sempre sorridente. A quel punto tutti i membri della
famiglia escono dalla baracca prendendo direzioni diverse, chi va a
prendere i fagioli, che il pollo e via dicendo.
In mezz’ora, o al massimo 1 ora tutto è pronto e tremendamente buono!
Quando siamo partiti da Dolores Eliseo è l’ultima
persona che siamo andati a salutare. Lui ci ha regalato 2 wiskil, che è
un frutto che ricorda molto un tubero, una specie di patata che però
nasce da una pianta rampicante simile alla zucca; qualcuno di noi
proverà a piantarle … chissà …
Noi gli abbiamo regalato un pacco di tabacco sciolto,
ci siamo abbracciati e, che gli diaspiacesse, che forse un po’ gli
saremmo mancati, glielo si leggeva in faccia.
Uomini gentili e basta …
Mingo, conosciuto nell’aldea di S. Marco il primo giorno in giro con Padre Ottavio.
Mentre nella chiesetta di legno si svolgeva la messa,
io , Mingo e gera chiacchierando seduti nel cassone del pick-up. Tra un
tentativo e l’altro di dimostrarci l’esistenza di Dio, Mingo ci ha
spiegato la sua idea di libertà:<<… io qui in aldea mi sento
libero, libero di dormire con la porta aperta, libero di andare al campo
senza che mia moglie sia preoccupata per me. In città non si è liberi,
devi avere paura di tutto, della gente che ti ammazza, che ruba, quella
non è libertà. Le persone in aldea si aiutano, in città si
ignorano…>>
Emilio, e la sua sagezza sulla via del ritorno da Los
Arroyos. Stiamo camminando e a un certo punto mi indica la cresta di
alcune colline che si trovano qualche km a ovest da noi e mi dice
:<<Li faranno la strada.>> Io gli rispondo :<< Così
miglioreranno le condizioni degli abitanti.>> (Los Arroyos si
raggiunge solo dopo 4 ore a piedi o a cavallo).
Lui continua a gruardare quel punto a ovest :<<
con la strada arriveranno anche i ricchi che toglieranno la terra ai
contadini, in un modo o in un altro.>>
Tante, tante belle persone in questo viaggio.
Vacanze …
Così il viaggio di Circo InZir è arrivato ad un buon punto.
Spesso mi sono fermato a riflettere sulla differenza che intercorre tra una vacanza e un viaggio.
Senza annoiarvi troppo dico soltanto che in vacanza io non ci so stare.
Per un mio difetto, forse di origine cosmica, senza fare nulla non ci so stare troppo a lungo.
Adoro vedere posti nuovi ma mi interessano più le persone, e le persone le conosci meglio se hai qualcosa da scambiare con loro.
Qui di scambi ne abbiamo avuti in continuazione. Nei
luoghi che abbiamo attraversato la presenza di un obbiettivo era sempre
tangibile nell’aria.
L’obbiettivo di avere un insieme di scambi che fosse il più ampio possibile.
Circo InZir ha finito i soldi che erano nelle sue
casse quasi prima di partire considerando i biglietti aerei ma la
missione non è ancora conclusa, forse non è neanche una missione, perchè
non abbiamo regalato nulla, abbiamo dato e ricevuto e speriamo che
continui così.
No, non è una missione, non è una vacanza, è un viaggio, è una ricerca.
A cosa porterà tutto questo …?
Forse a nulla, forse, se consideriamo l’umanità come
una grande ragnatela in cui le vibrazioni scaturite da un piccolo gesto
si ripercuotono in tutto il mondo, forse noi e soprattutto le persone
che abbiamo incontrato in questo viaggio e in Italia durante i cabaret
di auto-finanziamento, tutti insieme abbiamo creato qualche buona
vibrazione in più…