Giulio Salvi, titolare dell’hotel Bellevue, in Valtellina,
da parecchi mesi dà ospitalità a numerosi profughi. Fa questo secondo la legge
e gli accordi colla prefettura di Sondrio. Ma è da quel momento che riceve
minacce per sé e per il suo albergo.
Sabato, in tantissime città italiane ed europee, migliaia di
persone hanno dato vita alla «Marcia delle donne e degli uomini scalzi», in favore
dei rifugiati e migranti, perché: «È
arrivato il momento di decidere da che parte stare», titolava il motivo.
Segni… ma importanti gesti per dire che dietro la copertura
di paure e di leggi vi è un popolo che crede ancora nella solidarietà umana, in
quella fraternità predicata fin dalla Rivoluzione francese, e che nessuno mai ha praticato.
Dunque: da che parte si sta? Se chiediamo in giro… nessuno è
mai contro nessuno, sono sempre gli altri che sono diversi. Diceva una vecchia
battuta americana: non sono io razzista, sei tu che sei negro!
L’Italia vive da sempre l’opposizione tra il potere e la
popolazione. Per cui abbiamo sempre assistito al fatto che se vi è stato
qualcosa di buono e di valido questo è avvenuto non grazie alla politica, ma spesso
contro di essa e per lo più in forma estranea. In Germania Angela Merkel ha
detto che avrebbe preso i siriani, e subito la politica e la gente si è
mobilitata nell’accoglienza. In Italia se vogliamo dimostrare di essere un
popolo civile, umano, cristiano, dignitoso, non razzista, il popolo stesso
dovrà muoversi, perché non saranno i nostri politici ad alzare i vessilli di
umanità che i disperati pensano di vedere. La nostra classe dirigente non ha
mai diretto nulla se non i propri interessi, perciò ciascuno di noi è chiamato
ad essere protagonista e artefice di un’accoglienza verso questa umanità che
chiede aiuto. La marcia dei piedi scalzi che viene dall’Africa, dall’Asia,
dall’Oriente ci interpella: da che parte sto?
Tengo i piedi ben chiusi dentro le mie scarpe o i miei piedi
si aprono ad accogliere i tanti ospiti che arrivano?
È strano che la povera Italia del dopo guerra aveva posto
per tutti, e dopo che si è imborghesita e che avrebbe più possibilità di accoglienza
di fatto sembra che non abbia più posto per nessuno.
L’Italia cristiana a parole dovrebbe ora dimostrarlo nei
fatti. Dunque ogni cittadino è chiamato a dimostrare da che parte sta, e come –
al di là di ogni legge sociale – valga di più la legge della solidarietà umana.
Athos Turchi